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(FITAINFORMA- luglio 2005)

Compagnie Storiche

Piccolo Teatro Città di Chioggia

«Le baruffe chiozzotte» sono il loro cavallo di battaglia, portato in giro per il mondo... perfino in Marocco

 

 

Dici Piccolo Teatro Città di Chioggia e pensi Baruffe chiozzotte. D’altra parte, loro sono di Chioggia,  vivono

a Chioggia, sono immersi nella cultura e nella tradizione teatrale di Chioggia fin da prima di venire al mondo.
Immagini delle Baruffe al Festival Mondiale del Teatro, Monaco 1977

E forse Carlo Goldoni, all’epoca, quelle benedette Baruffe le ha scritte pensando a loro. Chissà, tutto è possibile. Almeno a teatro. Addirittura riuscire a farsi applaudire,con le Baruffe, da un pubblico non italiano in Francia, Germania, Canada e perfino in Marocco.

«Nel 1993 - spiega Franca Ardizzon, anima del Piccolo Teatro, del quale fa parte fin dalla prima edizioneCasella di testo: Franca Ardizzon,
dal 1954 sempre
sul palcoscenico

delle Baruffe, nel 1954 - abbiamo tenuto tre spettacoli a Rabat, Tangeri e nei pressi di Casablanca. Ed è stato un successo». E questo certamente perché quello del teatro - fatto bene - è un linguaggio universale, di quelli che non hanno bisogno di sottotitoli. Per il Piccolo Teatro Città di Chioggia, tutto comincia nel 1945: nome diverso (Piccola Ribalta), identica passione. L’iniziativa, all’epoca, era stata dell’Università Popolare. I testi portati sulla scena non erano dei più impegnativi: da Profumo di mia moglie a Due dozzine di rose scarlatte, a Gli ultimi cinque minuti. La compagnia procede in questo filone per qualche anno.  Poi subentra una fase di crisi, che porta il gruppo, agli inizi degli Anni Cinquanta, a decidere una profonda ristrutturazione. Con una nuova organizzazione strutturale e una  diversa scelta dei testi e degli attori - che ora vengono selezionati soprattutto tra gli studenti - la compagnia trova nel prof. Nicola Mangini un importante punto di riferimento, che l’accompagna verso quello che è destinato a diventare il suo cavallo di battaglia: Le baruffe chiozzotte, appunto, che si rivela da subito quanto mai adatto alle corde del gruppo, sia a livello individuale che collettivo.
Nel settembre 1954, in piazzetta XX settembre a Chioggia,si svolge una rappresentazione destinata a rimanere nella storia della compagnia e della città: perché quest’ultima scopre, al proprio interno, una realtà dalle grandi potenzialità, che nel corso degli anni si riveleranno delle certezze. Un lavoro dopo l’altro, anche dopo l’uscita di scena dell’Università Popolare, la compagnia continua la sua strada, allestendo in una decina d’anni - dal ‘56 al ‘66 - spettacoli come Il frappatore, Sior Tita paron, Se no i xe mati no li volemo, Quando al paese mezzogiorno sona, La boxeta de l’ogio, Il miracolo, Il giro del mondo.

Nel 1966, un’altra svolta. La compagnia abbandona l’originaria denominazione di Piccola Ribalta e assume il nome di Piccolo Teatro.  E la revisione non si limita a questo. In particolare, proprio Le baruffe vengono poste al centro di un profondo lavoro di rielaborazione, il cui frutto consente al Piccolo Teatro di portare a casa di lì a poco, al prestigioso Festival di Pesaro, una “vittoria mancata” (per motivi di regolamento) che vale più di mille vittorie. Costretta infatti a esibirsi fuori concorso perché presentatasi alla kermesse con un testo dialettale - non ammesso dal regolamento - la compagnia di Chioggia allestisce una messinscena delle Baruffe che fa dire alla giuria: «(...) la Commissione Giudicatrice non può tacere dello spettacolo offerto dal gruppo di Chioggia, gli autentici chioggiotti guidati da Bonaventura Gamba, che hanno presentato a Pesaro un’edizione schietta del capolavoro goldoniano. Vivacità, colore e ritmo hanno caratterizzato questa fresca prestazione, che è apparsa giocosa, senza mai un attimo di pausa, attentamente orchestrata nel suo aspetto dinamico, quanto nelle intonazioni acutamente disciplinate, così da ottenere uno spettacolo completo, di totale soddisfazione visiva, popolaresca e intellettuale insieme. Tutto ha contribuito alla riuscita di un’esecuzione che non potrà essere facilmente dimenticata e che la Giuria lamenta non aver potuto includere prima in classifica». Per il Piccolo Teatro è una sferzata d’energia. Cominciano le tournèe all’estero, le repliche si succedono alle repliche, i festival ai festival. E a Pesaro, dieci anni dopo quella “vittoria mancata”, la vittoria arriva davvero, nel 1976, proprio con le Baruffe. Impossibile citare i nomi dei tanti “amici” del Piccolo Teatro, dal regista Brunello Rossi a Marino Pagiola, impareggiabile Paron Toni (a definirlo così fu Cesco Baseggio), da Vittore Casson a Guglielmo Nordio ai tanti che nella compagnia hanno militato e militano da anni.
E oggi, che cosa rappresentano Le Baruffe per il Piccolo Teatro? «Croce e delizia - commenta Franca Ardizzon - perché magari vincolano un po’. Ma fanno parte di noi». Nel 2000, intanto, l’allestimento si è modernizzato, sotto la guida di Pierluca Donin. «E il Piccolo va avanti conclude Franca Ardizzon - con tanti giovani che si avvicinano e apportano nuova linfa, nuovo entusiasmo e tante idee per nuove sfide».
 

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