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" La Valle   dei sette morti"

Mio nonno ml raccontava questa storia e tale e quale adesso ve la racconto.

Fuori Chioggia, in mezzo alla laguna, c'e una valle aperta abbandonata; ma, quando si sono svolti questi fatti, era ben tenuta, con il suo casone, e produceva anche pesce in abbondanza...
La mattina del giorno dei Morti, dunque, sei pescatori della valle, prima di uscire per la pesca, discutevano attorno al focolare se, quel giorno, andare o no a pesca; ma Toni, il capobarca, sbotta: “Chi ci dà da mangiare il giorno dei morti? Chi ci ha dato da mangiare il giorno dei santi: le nostre braccia" urla; “le nostre braccia!.. Andare in chiesa ?! Quando si è morti e tuffo finito..., che non dicano i preti!”. Fumandosi la pipa, lo ascoltavano Momolo Mucia, Nane Vardaore, Gigi Stralocio, Bepo Licatuto dando ragione a quel prepotente; Nato Stravacao, aprendo gli occhi: “Vengo anch'io”, dice.
La brace coperta dalla cenere scaldava il pentolino del caffè del ragazzo (era figlio di Toni); un cane bastardo, sotto la tavola, con la coda batteva il tempo a questi discorsi dei padroni. Piovigginava. Faceva freddo. Era buio.
"Gioca col cane” dice il padre al figlio; “c'e brutto tempo, non ti porto via... torniamo a mezzogiorno, pieni di pesce!".
Il ragazzo risponde: "E' il giorno dei Morti, state qua”.
Invece salgono in barca e se ne vanno, beffandosi del Cielo e del Signore: “In cielo non si mangia e non si beve... All'inferno si mangiano anguille crude, qui noi invece le mangiamo arrosto"!
Dopo oltre tre ore di lavoro: "Qui non si pesca niente, paron Toni... sembra una giornata stramaledetta!... Guardate la, guardate la: c'e un fagotto!... peschiamo stracci invece di anguille !...”. Si avvicinano e vedono un uomo morto: un morto, senza naso, senza orecchie, arrivato dal mare con l’alta marea.
“Mettete in barca questo bell' incontro, a prua ....~”e bestemmiando tornano con l'annegato.
La polenta fumava sulla tavola, ma il pesce era poco, troppo poco, e Bepo bestemmiava come un turco. “Nino”, dice arrabbiato al ragazzo ; “Corri alla barca, sveglia quel forestiero che dorme a prua, digli di venire: dove mangiano sei mangiano anche sette!. “Vai”, ripetono gli altri: “Vai di corsa !”.
E dopo un poco il ragazzo ritorna, gridando: “Ha detto: Vengo ...adesso viene, viene...”. “E allora dagli la sedia migliore”, gli risponde ridendo uno dei sei: “Vicino al fuoco, e dagli anche il tovagliolo", ma in quel momento si presenta il morto.
Era tutto gonfio e scuro in viso, i piedi nudi consumati dai granchi dalla bocca usciva marciume.
“Un bell' invito, bravi ! ... Vi conosco: Toni Galeto, Nane Vardaore, Momolo Mucia, Nato Stravacao, Gigi Sralocio e Beppo Licatuto".
I sei stavano tutti nascosti in un angolo, morendo di paura, il ragazzo piangeva: mamma, mamma mia!
“State ben attenti a quello che vi dico. Cosa avete guadagnato qui in valle il giorno dei Morti e il giorno di tuffi i Santi? Niente, eccetto quattro piccole anguille!”.
Gli tremava la mano e la mascella.
“Dovevate pensare un po' alle Anime, andare in cimitero, almeno oggi ".
Il cielo era diventato plumbeo, 1' ululato del mare si sentiva vicino.
“Che bel divertimento e stato il vostro, di chiamarmi per pranzare ! ". E dopo alzando i pugni al cielo, grida: “Dell' Ira io mi purifico in Purgatorio, voi siete gli altri vizi capitali. Sia salvo il ragazzo, che e innocente; sia salvo ilcane che e la fedeltà!”.
E tutti sei cadono a terra, fulminati; e dopo di loro si corica il morto.

Mio nonno mi raccontava questa storia e tale e quale io ve 1' ho raccontata.

 

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